ANTHROJUSTICE
ENG | IT
  • Pagina principale
  • Test culturale
  • Vademecum
  • Chi siamo
Picture

Scarificazioni

Test culturale

1. La categoria “cultura” (o religione) è utilizzabile?
​Sì. Le scarificazioni sono attività rituali durante le quali si incide il corpo a scopo decorativo. Si tratta di una pratica carica di valenza simbolica, nella quale si costruiscono e decostruiscono delle simbologie culturali sul corpo per motivazioni che variano a seconda del contesto nel quale vengono praticate. Spesso le scarificazioni sono utilizzate per marcare gli appartenenti a un gruppo sociale, per motivi religiosi (segnalare la conversione a una nuova religione), per curare malattie o come elementi rituali nei riti di passaggio o di iniziazione, oppure per mostrare di aver superato alcune fasi importanti del ciclo vitale. 
2. Descrizione della pratica culturale (o religiosa) e del gruppo.
 

Con il termine scarificazioni ci si riferisce all'esecuzione di tagli poco profondi sulla pelle a scopo rituale. Tale pratica è stata utilizzata per molti secoli soprattutto in alcune parti dell'Africa (fra le quali l’attuale Benin, Sudan e Nigeria) oltre che nel continente americano (fra i maya) e in Australia, per indicare l'appartenenza a un gruppo sociale di una persona, oppure per segnare un rito di passaggio all’età adulta, o ancora per proiettare i segni dell'identità sociale e familiare, così da potersi distinguere dagli altri gruppi sociali.
Le scarificazioni possono essere eseguite con strumenti diversi come un coltello, un pezzo di vetro o una pietra affilata, e possono essere "piatte" o con rilievo, quest’ultimo ottenuto sollevando pezzi di pelle con un uncino. A volte le scarificazioni vengono lasciate guarire senza ulteriori interventi o riempite con sostanze irritanti come sale, aceto, cenere, argilla o polvere da sparo, per lasciare cicatrici profonde e permanenti; oppure, per modificare la colorazione naturale della pelle, a volte possono essere introdotti dei pigmenti nelle ferite, così da evidenziare maggiormente il disegno. 
In linea generale, a livello tecnico si possono distinguere tre modalità:
 
  1. una viene eseguita con tagli superficiali nel primo strato della pelle a due o tre millimetri di profondità, il disegno viene tracciato e poi i tagli vengono eseguiti con un bisturi.
  2. Un'altra, la tecnica nota come branding, prevede una bruciatura che può essere fatta con lame metalliche arroventate, che lascia una ferita più sottile perché è una specie di matita con la punta a "u" che brucia la pelle.
  3. L'altra tecnica consiste nel rimuovere pezzi di pelle con un bisturi. Spesso, dopo la pratica, si cerca di non esagerare con la cura della ferita, perché potrebbe cancellarne una parte e il risultato della cicatrice non sarebbe quello desiderato.
 
La scarificazione è una tradizione che oggi è diventata meno comune, ma è comunque ancora presente in diversi contesti dell’Africa, fra i quali il Benin e la Nigeria, e nella maggior parte di casi si tratta di un segno di identità sociale realizzato a scopo identificativo, facilmente riconoscibile per i disegni intricati e per i dettagli con cui viene realizzato. Un esempio si trova in alcuni gruppi del popolo dinka nel Sudan meridionale: quando i dinka (maschi o femmine) passano dall'infanzia alla fanciullezza, il “fabbro” forgia una piccola lama e pratica sulla fronte e sulle guance del bambino una serie di linee che segneranno per sempre l'esatta appartenenza al gruppo. Quando il bambino cresce, lo stesso “fabbro” forgia una nuova lama e pratica nuove incisioni, questa volta sull'addome del bambino. In questo modo diventa chiaro, attraverso il gocciolare del sangue e la stoica sopportazione del dolore, che non è più un bambino, e che da quel giorno è entrato coraggiosamente nella vita adulta. Nel caso delle donne, queste cicatrici vengono disegnate sul petto, subito dopo la registrazione della prima mestruazione. 
Delle scarificazioni si hanno numerose testimonianze anche nel passato: per esempio, gli antichi maya scarificavano il corpo per abbellirlo e questa procedura è stata utilizzata anche tra i bubi dell'isola di Bioko (Guinea Equatoriale), prima che venisse vietata dalle autorità coloniali. Nell’isola era comune praticare sul viso tagli più o meno profondi in linee parallele su bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni, tagli poi trattati in modo da provocare grandi cicatrici, così da permettere ai membri dello stesso gruppo non solo di abbellire il corpo, ma anche di riconoscersi in caso di esilio o schiavitù.
In Etiopia, invece, a causa dell’eterogeneità religiosa e la diffusa presenza di cristianesimo, islam e religioni locali, esiste un'ampia varietà di pratiche di modificazione e decorazione corporea, tra le quali la scarificazione della croce, effettuata attraverso la rappresentazione di una croce in fronte e utilizzata per dimostrare la propria fede dopo la conversione al cristianesimo. 
Fra gli houeda della Repubblica del Benin, infine, si crede che la scarificazione dei bambini crei un legame con gli antenati. Dopo aver sfregiato il viso, gli individui ricevono nuovi nomi e gli vengono rasati i capelli, prima di essere portati davanti a un oracolo che ha il compito di aiutarli a comunicare con le generazioni precedenti. 
 
3. Inserire la singola pratica nel più ampio sistema culturale (o religioso).
Per comprendere il valore sociale delle scarificazioni, è importante tenere in considerazione che esse non rappresentano soltanto l'identità del gruppo di appartenenza, ma caratterizzano anche l'identità dell'individuo all’interno del gruppo. Per essere più chiari, si può sostenere che l'individuo appartiene a un gruppo attraverso le cicatrici, e che il gruppo riconosce l'individuo attraverso le cicatrici; questo processo di identificazione è chiave e permette di comprendere il valore sociale che acquisiscono le scarificazioni che si presentano, perciò, come uno strumento di fusione tra il gruppo sociale e l'individuo, e viceversa.
Basti pensare, per esempio, che nella maggior parte dei gruppi sociali dell'Africa occidentale che adottano questa pratica, le cicatrici svolgono un ruolo importante nell'identità di genere e nell'espressione sessuale dell'individuo. Esse, difatti, possono essere viste come elementi di attrazione, e si ritiene che aiutino a migliorare la capacità di stimolare potenziali partner sessuali, così come avviene tra i tiv in Nigeria. Questi popoli credono anche che il semplice toccare le cicatrici possa indurre potenti sensazioni erotiche, sia negli uomini che nelle donne, e che possa svegliare un forte desiderio sessuale. 
Altri tipi di scarificazioni, invece, hanno scopi curativi. Seguendo la tradizione medicinale di alcuni gruppi del continente africano, che uniscono la medicina ai rimedi magici, le cicatrici possono essere viste come un rimedio molto importante. Se la famiglia di un malato o il guaritore del gruppo capiscono che il disturbo è causato da uno spirito maligno che è entrato nel corpo del malato, si pensa che una serie di scarificazioni eseguite con i riti necessari espellerà lo spirito dannoso. In alcune tribù della Guinea Equatoriale i segni vengono fatti anche prima della malattia, in una sorta di magia medicinale preventiva; si pensa che piccole e quasi impercettibili incisioni sulle tempie e sugli arti (fatte quando l'individuo è un bambino) servano a proteggere l'individuo dagli attacchi di possibili spiriti maligni che contaminano la salute delle persone. 
Qualunque sia lo scopo sociale delle scarificazioni, appare comunque abbastanza chiaro che si tratti di attività simboliche legate all’identità. Bisogna, difatti, considerare che la presentazione pubblica del corpo avviene secondo tre parametri che sono insiti nella natura umana come essere sociale: l'identità, la gerarchia sociale e il bisogno di interazione con altri gruppi sociali. Per questo motivo l'identità - sia personale che sociale - è ciò che ci definisce all'interno di una comunità o di un collettivo, e che ci delimita rispetto agli altri, e non può essere compresa senza la performatività delle presentazioni sociali, che passano anche dalla presentazione sociale del corpo. La logica sociale richiede che sappiamo chi siamo all'interno della collettività, quale posto occupiamo all'interno delle diverse situazioni gerarchiche, cosa e con chi scambiamo i benefici; tale logica consente di comprendere più facilmente anche le ragioni delle modificazioni corporee. 
 
4. La pratica è essenziale (alla sopravvivenza del gruppo), obbligatoria o facoltativa?
Dipende. In alcuni contesti, dove esistono scarificazioni con motivi bellici, la pratica risulta sicuramente determinante per la sopravvivenza del gruppo. Per esempio, tra alcune popolazioni dedite alla pastorizia del continente africano, dove può esistere una stretta relazione tra l'allevamento del bestiame e la guerra (difendere il bestiame con la forza o rubarlo con la violenza quando è scarso sono pratiche comuni), questi segni servono come avvertimento per gli estranei e come segno di rispetto tra i membri dello stesso gruppo. I membri maschi dei suri (Etiopia), ad esempio, segnano il braccio destro con un ferro di cavallo se hanno ucciso un altro membro maschio di un gruppo nemico, mentre segnano un ferro di cavallo sul braccio sinistro se la vittima è una donna. 
Che sia per segnalare che si è un grande guerriero o per indicare il passaggio dall'infanzia alla pubertà o dalla pubertà all'età adulta, ogni segno indica un grado di dolore che l'individuo deve superare con il coraggio richiesto. Nelle popolazioni nelle quali tali pratiche vengono ancora eseguite, un uomo che non ha svolto il rituale di scarificazione può essere bollato come codardo e messo da parte dal resto del gruppo; perciò, anche in tal caso la prativa è da ritenersi obbligatoria. 
 
5. La pratica è condivisa dal gruppo o è contestata?
Dipende. In molti contesti cittadini, la scarificazione potrebbe aver perso i suoi valori e il modo in cui viene percepita. I moderni metodi di modificazione estetica (creme, lozioni, makeover in sala operatoria) e i nuovi standard di bellezza globalizzati, in alcuni contesti hanno portato a una dissipazione dello scopo estetico della scarificazione, e in alcuni casi una sua proibizione. Soprattutto nei contesti cittadini africani, le persone preferiscono un nuovo taglio di capelli o una nuova marca di rossetto al dolore dei tagli della pelle, che in molte città sono percepiti come usanze rurali, antiquate o addirittura legate all’ignoranza. 
Nelle città si è sviluppato una sorta di stigma intorno alle scarificazioni, che provoca imbarazzo o scarsa autostima in chi le porta. Alcune donne coprono i segni con il trucco, altre arrivano a sottoporsi a interventi di chirurgia estetica per rimuoverli. Succede in tutte le nazioni del mondo: con l'affollamento delle città, la convivenza interetnica si accentua, eliminando così le tracce di riti e costumi ancestrali che difficilmente si adattano ai modelli sociali dominanti dell'Occidente. 
 
6. Come si comporterebbe la persona media appartenente a quella cultura (o religione)?
Spesso si tratta di scelte volontarie o dettate dalla necessità di identificazione all’interno del gruppo. In generale, una persona socializzata dentro un gruppo che pratica le scarificazioni e che ne ha conservato il sistema di valori, pur urbanizzandosi o emigrando in altro paese, segue il rituale e lo fa praticare sui propri figli. In altri casi, l’urbanizzazione o l’emigrazione portano ad un abbandono spontaneo della pratica. 
7. Il soggetto è sincero?

Come avviene nei casi in cui le pratiche culturali interferiscono con l’integrità fisica (Vedi in questo Vademecum voci Circoncisione maschile, Mutilazioni genitali femminili), la sincerità del soggetto è da accertare sul piano della non sussistenza di una volontà lesiva nei confronti dei minori o di forme di violenza ingiustificata. In ordine a tale aspetto sarebbe utile indagare:
 
  • sulla tipologia di scarificazione effettuata, sul suo presentarsi esteriormente: le scarificazioni hanno delle forme particolari, quasi ritmiche, rispondono a degli schemi strutturati (determinato numero di linee o altri segni in determinati punti del corpo, come guance, fronte, addome). La componente strutturata e “ritmica” è indicativa di un segno rituale più che di lesioni inferte casualmente al solo scopo di arrecare dolore al minore o di torturarlo;
  • sulla funzione della pratica nel sistema culturale o religioso del soggetto;
  • sulla percezione del minore rispetto ai segni rituali, soprattutto perché alcuni di essi vengono eseguiti durante l’adolescenza quando il minore è in grado di esprimere un consenso.
8. La ricerca dell’equivalente culturale. La traduzione della pratica della minoranza in una corrispondente pratica della maggioranza (italiana). ​
Tatuaggi, piercing e altri tipi di modificazioni del corpo come la chirurgia plastica, sono diventati un fenomeno globale che ha avuto una rapida diffusione e inserimento nella società negli ultimi trent’anni (dal 1990 fenomeno in progressiva ascesa). Nei processi di identificazione l'aspetto gioca un ruolo importante e la società moderna occidentale sta, perciò, diventando sempre più abituata a queste modifiche, anche se alcune continuano a essere più accettate di altre.
Alla società maggioritaria non è perciò difficile comprendere come la modificazione corporea sia un chiaro fenomeno sociale, legato a canoni estetici più o meno passeggeri, ma comunque sempre legati a norme e valori definiti socialmente.
Un’autrice (Korbin, 1980) ha richiamato un ulteriore equivalente culturale delle scarificazioni: gli interventi e impianti di ortodonzia eseguiti sui minori. L’autrice non fa una distinzione tra quelle forme di intervento che sono necessarie per la salute dei minori e quelle che invece hanno una pura ragione estetica, quale quella del correggere “i denti storti”. L’autrice, piuttosto, mette in evidenza il fatto che si tratta in entrambi i casi di interventi dolorosi, potenzialmente traumatici, imposti e volti a espletare una funzione sociale: garantire l’accettazione e l’identificazione dell’individuo nel gruppo (se hai i denti storti e se non hai le scarificazioni in volto non sei conforme al gruppo).
9. La pratica arreca un danno? ​
La pratica arreca un danno (fisico) perché diminuisce in modo permanente l’integrità fisica dell’individuo. Come descritto sopra le procedure sono dolorose e prevedono lunghi tempi di guarigione. Tuttavia, una volta che la ferita è cicatrizzata l’unico elemento a rimanere è appunto il segno rituale, in questo senso le scarificazioni sono spesso equiparabili per dolore e per “permanenza” sul corpo ad altre forme di modificazione corporea come quelle effettuate tramite i tatuaggi.
Il “danno” è estetico, per la percezione maggioritaria e non invece per i soggetti che aderiscono alla pratica e che ricercano proprio questo risultato finale. Non sono riscontrabili altre complicanze in seguito alla cicatrizzazione delle ferite, diversamente ad esempio di quanto avvenga per alcune forme di MGF (v. Voce Mutilazioni genitali femminili in questo Vademecum). 
In relazione alle funzioni esplicitate da tali segni rituali, non deve sottovalutarsi il danno sociale e di emarginazione che potrebbe generarsi nei confronti dell’individuo appartenente ad una determinata comunità se non si sottoponesse a tali interventi, soprattutto nei casi in cui lo stesso è fermamente convinto di aderirvi. Un simile discorso può farsi anche quando i medesimi segni assumano una valenza “curativa” nei confronti dei minori e siano realizzati nella convinzione che proteggano da malattie, ad esempio quelle che si manifestano durante l’infanzia.
Il danno può essere analizzato dall’operatore della cultura maggioritaria secondo due prospettive (come peraltro può avvenire per altre pratiche che riguardano l’integrità fisica dei minori): dal punto di vista del gruppo che esegue la pratica (detta in antropologia prospettiva “emica”); dal punto di vista proprio, del gruppo che non esegue la pratica e le attribuisce significati profondamenti differenti, rispondenti al proprio contesto culturale e valoriale. Nella prospettiva del gruppo minoritario emerge il danno sociale, procurato al soggetto a cui viene di fatto impedito di esercitare la pratica, su sé stesso o sui propri figli, rinunciando alle funzioni di identificazione, di iniziazione, di cura tipiche della pratica in questione. La prospettiva del gruppo maggioritario invece, rivendica un danno fisico (che tuttavia in un’ottica di adesione alla pratica è destinato a svanire con la cicatrizzazione delle ferite), guarda ai segni rituali solo ed esclusivamente da una prospettiva interna, come lesioni inferte, e pertanto punibili aldilà delle funzioni assunte dalle stesse. 
​10. Che impatto ha la pratica della minoranza sulla cultura, valori costituzionali, diritti della maggioranza (italiana)?
Per la cultura maggioritaria la pratica delle scarificazioni ha un’accezione fortemente negativa e deturpante, priva di giustificazione, soprattutto quando riguarda zone del corpo particolarmente esposte come il viso.
I valori costituzionali su cui la pratica culturale impatta sono: a) quello dell’integrità fisica che diviene intangibile per i minori, soprattutto in relazione a modificazioni corporali che riguardano parti del corpo quali il viso; b) quello dell’autodeterminazione e della libertà dei minori rispetto alla loro identità, visto che spesso questi segni sono visti come una forma di imposizione. In un contesto più generale la pratica sembra lesiva anche del concetto di “ordine pubblico” (questo valore a volte è apparso nelle sentenze inglesi che riguardano in generale le modificazione corporee definite “estreme”; il discorso verte anche sulla salute pubblica e il fatto che la società non debba subire il peso di malattie e complicazioni che derivino da questi interventi ingiustificati), i segni provocano un certo fastidio per i soggetti che non hanno alcuna familiarità con essi, soprattutto in una società fortemente omologata dove gli individui fanno fatica ad accogliere il “diverso” fisico.
In ambito penale la pratica potrebbe rilevare, come accaduto ad esempio in tema di mutilazioni genitali femminili, in relazione ad una specifica norma, l’art. 583-quinquies c.p. (Deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso), una specificazione della fattispecie delle lesioni e lesioni gravissime. Tuttavia, bisogna evidenziare che tale norma è stata introdotta dalla L. n. 69/2019, definita “Codice Rosso”, in riferimento al fenomeno tristemente noto dei tentativi di sfregio attraverso acidi gettati sul viso delle vittime, di solito donne. Il richiamo a questo fenomeno evidenzia come, nonostante apparentemente possa sussistere una coincidenza, ci si muova all’interno di condotte che non hanno alcun elemento in comune. L’intento di sfregiare, imbruttire e menomare il soggetto è escluso nel caso dei segni rituali sul viso (così come nel caso di tatuaggi sul viso che oggi nessun giudice sussumerebbe dentro tale fattispecie stante la familiarità con la pratica nella cultura occidentale). 
In ambito civilistico il fatto potrebbe rilevare in primo luogo negli ambiti del diritto di famiglia, in ordine all’adeguatezza della capacità genitoriale e in relazione alla disciplina della disposizione degli atti del proprio corpo (o del corpo dei propri figli). In generale ad essere coinvolti oltre al diritto all’integrità fisica del minore, rileva il diritto e dovere dei genitori di educare i propri figli secondo il proprio sistema di valori, così come l’autodeterminazione dell’individuo e quindi anche del minore. Quest'ultima dovrebbe però operare in un doppio senso, sia a protezione dello stesso da pratiche non condivise sia in senso autorizzatorio in relazione a pratiche particolarmente sentite.
 
11. La pratica perpetua il patriarcato?
La pratica non perpetra il patriarcato. È eseguita indifferentemente da e su individui di entrambi i sessi. Potrebbe, se associata a dolore e sofferenza essere ricondotta dalla cultura di maggioranza a una forma di patriarcato, inteso come autoritarismo, soggezione e controllo da parte degli adulti sui minori o come una forma di imposizione. 
12. Che buone ragioni presenta la minoranza per continuare la pratica? Il criterio della scelta di vita ugualmente valida.
Dietro le modificazioni corporee vi è una chiara ricerca identitaria, attuata individualmente o in gruppo, con l'intento di esprimere in modo creativo le proprie preferenze, gusti, credenze e percezioni. Spesso le modificazioni sono l'espressione di non conformità e/o resistenza alle norme e ai canoni socialmente stabiliti, l'espressione di sogni, ideali, paure, storie, ricordi, ideologie e/o credenze subalterne, che vengono attuate per una necessità identitaria, utile per distinguersi dalla maggioranza.
Si tratta di una forma di comunicazione attraverso il corpo, nella quale gli interessi e le percezioni della bellezza e/o dell'estetica, vengono riscritti e trasformati per questioni funzionali. Le scarificazioni hanno una grande capacità comunicativa poiché, per chi le pratica, continuano a preservare l'ascendenza o il proprio credo, e a manifestarlo con continuità.
 

privacy policy - informativa privacy

As part of the Smart Justice research project:​ ​Tools and models to optimize the work of judges (Just-Smart)
Picture
Picture
Picture
Picture
Picture
Picture
Picture
  • Pagina principale
  • Test culturale
  • Vademecum
  • Chi siamo
  • Home
  • Cultural test
  • Guidebook
  • About