ANTHROJUSTICE
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Kirpan

​(coltello rituale dei Sikh)​

​Approfondimenti antropologici

[La lettura di questo approfondimento presuppone la conoscenza dei contenuti presentati nel test culturale relativo a questa pratica]
È difficile comprendere i sikh e le interpretazioni dei loro oggetti di culto senza considerare le questioni legate al processo di costruzione identitaria nella storia.
Da un lato i sikh si definiscono come una comunità religiosa globale e, in effetti, per definire i sikh è necessario considerare la loro appartenenza a una particolare religione (il sikhismo), ma si definiscono anche in riferimento a un'origine o a un'ascendenza comune (Punjab) e a una lingua condivisa (Punjabi). Per questi motivi i sikh sono legati da un senso di fratellanza a livello transnazionale e globale; vale la pena di notare, difatti, che più di 1,5 milioni di sikh sono stabiliti all'estero, il che corrisponderebbe alla percentuale più alta di qualsiasi comunità religiosa dell’India. Questo significativo insediamento al di fuori dalla patria, risponderebbe a un'importante tradizione di emigrazione punjabi, che risale più indietro della stessa religione sikh.
In ogni caso, la religione risulta comunque l’elemento fondamentale nella definizione identitaria dei sikh, sia come individui che come membri della comunità, tanto che le loro pratiche e credenze influenzano il modo in cui vivono e lavorano. Esiste infatti un codice di condotta, la Rehat Maryada, che regola e organizza molti aspetti e pratiche della loro vita quotidiana. Per questo motivo essere un sikh va oltre la mera definizione di un individuo basato sul credo; un sikh è definito da una certa filosofia etica e da modi di vivere che li caratterizza, dove la fratellanza, la comunità e la famiglia sono al centro del sikhismo, e si considerano gli altri sikh come fratelli e sorelle.
In uno scenario come questo, è facile comprendere come per i sikh il Kirpan sia un simbolo della loro spiritualità e della costante lotta per il bene, della moralità contro le forze del male e dell'ingiustizia, non solo nella sfera individuale ma anche e soprattutto in quella sociale. L'uso del Kirpan in questo contesto religioso è chiaramente indicato nelle sacre scritture Sikh (Sri Guru Granth Sahib Ji) e per chi lo indossa è un promemoria o un'ispirazione nella lotta quotidiana in difesa della comunità e delle ingiustizie.

Kirpan and kara
Kirpan and kara
Kirpan and kara - Photo by Skielor, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
È stato Guru Hargobind a introdurre il concetto di Saint-Sipahi (soldato santo), ossia una persona che prende parte alle sue responsabilità sociali, familiari e comunitarie, seguendo il percorso della legge, dell'ordine e della moralità. Mentre fu Guru Gobind Singh Ji, il decimo e ultimo profeta Sikh, che istituì formalmente l'obbligo per tutti i sikh battezzati di indossare sempre il Kirpan per poter essere un buon soldato santo. Egli istituì l'attuale cerimonia del battesimo sikh nel 1699, nota come "battesimo della spada" (khanda di pahul); durante questa cerimonia si mescolano cristalli di zucchero e acqua in un recipiente d'acciaio con un Kirpan, davanti all'iniziato che deve bere la miscela. In questa cerimonia, inoltre, l'iniziato viene istruito sui doveri e gli obblighi di diventare un buon sikh.
Ci si aspetta che il nuovo membro della comunità sikh viva sempre secondo gli elevati standard morali, che includono aspetti come astenersi dal fumare, bere o consumare altre sostanze, eseguire preghiere quotidiane e mantenere sempre i simboli fisici distintivi di sikhismo nella sua persona dove, fra i più importanti, ci sono quelli di non tagliare i capelli e indossare il Kirpan.

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