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Caccia alle streghe e stregoneria ​ ​

​Approfondimenti antropologici


[La lettura di questo approfondimento presuppone la conoscenza dei contenuti presentati nel test culturale relativo a questa pratica]
La “nuova” stregoneria 
 
Approcci alla stregoneria e alla “nuova stregoneria” negli studi antropologici
 
In questo approfondimento si cercheranno di analizzare le principali argomentazioni antropologiche avanzate riguardo la stregoneria nell’attualità; si cercherà di riflettere sulla sua capacità adattativa ai vari contesti e sull’importanza sociale che assume, così che possano emergere elementi utili per un punto di osservazione giuridico che sia completo anche dal punto di vista antropologico. Nel farlo, si seguiranno gli studi sul tema, in particolar modo si farà riferimento a quei lavori che tengono in considerazione il legame della stregoneria con l’aspetto economico, ossia quegli studi che si riferiscono ai contesti più remoti in cui la globalizzazione ha reso disponibili (più o meno illusoriamente) le merci prodotte dal capitalismo. Molti di questi lavori fanno parte di quella corrente di studi definita postcolonial studies (studi postcoloniali), ossia lavori realizzati in un periodo che ha visto l’imposizione della supremazia del sistema capitalista a livello internazionale, a cavallo fra gli anni ’70 e gli anni ‘90. Tra questi studi è importante segnalare quello dei coniugi Comaroff, ossia Modernity and its Malcontents[1], e quello di Geschiere, The Modernity of Witchcraft[2], che ci guideranno in questa riflessione.
Gli studi sulla “stregoneria” per molto tempo hanno visto due tipologie dominanti: una formata da lavori di antropologi, folcloristi e di storia delle religioni, i quali cercavano di avanzare considerazioni generali sulla spiegazione del fenomeno della stregoneria soprattutto concentrando le loro attenzioni sulla sua funzione sociale. L’altra tipologia di studi è stata, invece, rappresentata da investigazioni di tipo storiografico, che si mantennero lontani da considerazioni di carattere generale per dedicarsi a studi di casi locali. [3]Nel 1970, comunque, la stregoneria sembrava soltanto una “faccenda antropologica”, un fenomeno scomparso in Occidente e perciò destinato a scomparire, a ragione degli asserti allora in voga circa una supposta continuità fra i processi di decolonizzazione e di modernizzazione. 
Da lì in poi però, la questione della stregoneria sarà destinata a risorgere, e così succederà negli anni 1980 e, ancora di più, negli anni 1990, che vedono la pubblicazione del già menzionato testo di Geschiere (1997), il cui titolo della versione inglese si presenta come un intrico di termini (in specie l’occulto e la modernità) che assai difficilmente sarebbero stati accettati l’uno di fianco all’altro nei decenni precedenti. Oggi si può sostenere che gli ambiti di interesse riguardanti il tema della stregoneria nelle ultime decadi sono diventati numerosi, e variano a seconda di quelli che sono gli interessi del ricercatore.[4] La stregoneria, quell’“evento e/o fenomeno sociale che si riteneva oramai etnograficamente scomparso, sparito, per lo meno dopo gli anni Quaranta, e senz’altro dopo la seconda guerra mondiale”,[5] è ritornato argomento di “moda”, ma soprattutto un tema la cui analisi può essere estremamente utile per comprendere la complessità della “modernità”. 
 
La nuova stregoneria come resistenza alle diseguaglianze del capitalismo
 
L’opera dei coniugi Comaroff sulla “modernità e i suoi malcontenti” (1993), è una fra le opere più importanti e rilevanti sulla stregoneria degli anni 1990. I due studiosi concentrano le loro attenzioni sul problematico rapporto tra cultura e globalizzazione, addebitando la rinascita della stregoneria ai processi internazionali dell’economia. Secondo i Comaroff, la stregoneria si presenta come una sorta di “resistenza” alle grandi sofferenze e all’ineguale distribuzione dei beni a cui ha portato la globalizzazione del capitalismo, ed è capace di tradurre nell’idioma comprensibile delle forze occulte le leggi incomprensibili e irrazionali del mercato, reperendo e ritagliando così un pezzo di mondo da opporre agli squilibri economici del capitalismo. I Comaroff sostengono, insomma, che il fatto che i meccanismi economici di distribuzione dei beni non appaiano chiari ad alcune popolazioni, produce effetti contradditori ed insopportabili, e la risposta a queste disuguaglianze è fatta di gelosia ed invidia in cui i soggetti di determinati contesti, sentendosi impoveriti dal mercato, attribuiscono le cause della disuguaglianza sociale alle streghe. La “modernità” qui si converte in un veicolo per le idee della stregoneria, in una fonte di nuove e poderose forme di incubi dell’immaginazione, nella quale i processi economici costituiscono il materiale della quale si nutrono. 
Anche Peter Geschiere, nel suo lavoro del 1997, ha analizzato le relazioni tra modernità e stregoneria, seppur con una prospettiva diversa da quella dei coniugi Comaroff. I temi principali trattati dall’autore, apparentemente abbastanza contradditori, riguardano l’idea che la gente accumuli potere e ricchezze grazie alla stregoneria, e che il timore verso la stregoneria annulli (o almeno questo è il suo intento) le diseguaglianze tra le persone e le induca a condividere le proprie risorse. Geschiere sottolinea come gli abitanti dei villaggi nel sud-ovest del Camerun, nei quali ha studiato, considerino la stregoneria come uno strumento che utilizzano le élite per conseguire i propri fini, mentre per le élite è un’arma dei deboli contro lo Stato; quindi la stregoneria se da una parte rafforza il potere, dall’altra lo indebolisce. 



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Secondo Geschiere vi è una profonda continuità concettuale tra il discorso sul passato e il sentimento del presente; l’autore ritiene cioè che la stregoneria sia espressione di più antiche nozioni e immagini che riflette e reinterpreta nuove circostanze. È un modo di ridistribuzione sia della ricchezza che della cattiva sorte, e creerebbe una sorta di economia occulta che ha un carattere duale: da una parte commisura nuovi mezzi per giungere a scopi altrimenti irraggiungibili (come migliorare la vita in situazioni di estrema esclusione sociale), dall’altra dà voce al desiderio di castigo, serve per eliminare coloro verso i quali si prova invidia, ossia per annullare le disuguaglianze. 

Riprendendo la tesi dei Comaroff, anch’essa considera importante la componente economica in relazione alla stregoneria, ma sotto una diversa prospettiva rispetto a Geschiere. La teoria dei Comaroff sottolinea il forte mutamento avvenuto nella seconda metà del Novecento e il contrasto con il passaggio dal capitalismo industriale al post-capitalismo. I Comaroff addebitano la “rinascita” della stregoneria a processi di economia internazionale; per loro la dinamica stregonesca appartiene al registro delle risposte, tipiche del Terzo Mondo, alle tendenze del globalismo che sì generalizza la merce, ma al contempo accresce drasticamente le differenze economiche e sociali. La stregoneria è perciò una forma di resistenza che avviene attraverso una rimodellazione del locale dentro le griglie del globale. 
Image Caption Font Change Hans Baldung Grien - Die Hexen
Hans Baldung (c. 1480 - 1545), Public domain, via Wikimedia Commons
Hans Baldung (c. 1480 - 1545), Public domain, via Wikimedia Commons
Osservando i lavori di Geschere e i Comaroff, appare chiaro che i tentativi più stimolanti compiuti per rinnovare lo studio della stregoneria e per comprendere la sua straordinaria modernità provengono da autori che, non riducendo il discorso della stregoneria ad una opposizione tra bene e male e prendendo le distanze dal discorso moralizzatore, sono riusciti meglio a comprendere l’ambiguità delle rappresentazioni della stregoneria e la loro persistenza in contesti caratterizzati da nuovi rapporti di produzione e di potere. Questi autori tentano di mostrare come il discorso sulle forze occulte intervenga nelle incertezze della modernità attraverso la resistenza. Perciò la stregoneria, che apparentemente può risultare fugace ed intangibile, destinata a non avere una localizzazione in quanto le streghe sono dovunque, volano, e non si radicano mai, in realtà è uno strumento di supporto tangibile per molti gruppi sociali che la utilizzano come resistenza per gestire l’incertezza. 
Questa sua apparente “intangibilità ed invisibilità”, agli occhi di un attento studioso e di una sua corretta analisi, può essere perciò un prezioso strumento di comprensione di numerosi aspetti, e può farci osservare come la stregoneria possa essere indicatrice di caratteristiche della nostra modernità che altrimenti difficilmente riusciremo a cogliere.
Con tutte le sue pratiche rituali e magiche dell’occulto, la stregoneria si presenta come spia rivelatrice, come magazzino che racchiude dentro sé tutte quei contrasti economico-culturali e quelle “resistenze” che non si rendono esplicite, ma che si manifestano nei sistemi simbolici delle pratiche occulte. Ci consente, inoltre, di riflettere sull’interpretazione della realtà degli attori sociali, sulla comprensione di situazioni a livello micro-sociale e, come hanno dimostrato i Comaroff, anche a livello macro-sociale
 
note
[1] Comaroff, J. e J. L., 1993, Modernity and its Malcontent. Ritual and Power in Postcolonial Africa, Chicago, The University of Chicago Press.

[2] Geschiere, P., 1997, The Modernity of Witchcraft: Politics and the occult in postcolonial Africa, Charlottesville, University Press of Virginia. 

[3] Simonicca, A., 2019, “Il ritorno della Stregoneria”, in P. Clemente, C. Grottanelli, a cura di, Comparativamente, Firenze, SEID, 189-222. 

[4] Tra gli altri studi molto interessanti ed importanti che potremmo segnalare vi è per esempio quello dell’antropologa francese Jeanne Favret-Saada (1980; 1989), che pone l’accento sulla costituzione discorsiva su cui si costituirebbe la stregoneria. 

[5] Simonicca, Alessandro, op. cit., p. 194.

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